Ho visto Ex-Libris. Ho visto cosa potrebbero fare le biblioteche

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In questi giorni di stand-by forzato non sono stata senza fare nulla, ma anzi ho avuto la possibilità di dedicarmi a cose che normalmente non posso mai fare, tipo guardarmi un documentario di tre ore sul sistema bibliotecario di New York, Ex-Libris, in onda  in questi giorni su Raiplay. La New York Public Library è una delle biblioteche più famose del mondo, ha 92 distaccamenti su tutto il territorio cittadino ed è incredibile la quantità di attività che riesce a realizzare. Funziona attraverso una combinazione di fondi pubblici e privati e il personale impiegato ha in mente con esattezza quali sono gli obiettivi di un istituto culturale come quello in cui si trova a lavorare. Impensabile fare raffronti con la realtà italiana: siamo proprio su un altro pianeta.
La prima cosa che salta agli occhi è che la biblioteca ha piena consapevolezza del proprio ruolo all'interno della comunità. 
Sono rimasta colpita dalla quantità di riunioni del personale che vengono fatte per confrontarsi, pianificare strategie, gestire le risorse. 
I libri si vedono dopo circa un'ora dall'inizio del documentario: la biblioteca infatti, non è un deposito di libri, ma un luogo di crescita personale e culturale e questo avviene con tutti i mezzi a disposizione oggi, quindi ovviamente anche quelli digitali. 
Uno dei più ambiziosi progetti della biblioteca è ,infatti, la digitalizzazione della maggior parte delle proprie collezioni. 
Inoltre il personale e il CdA ritengono che tra i compiti indifferibili della biblioteca vi sia quello di colmare il digital divide tra chi può e chi non può avere accesso ad una connessione internet, per questo la NYPL e le sue succursali, per esempio, forniscono il prestito gratuito di modem con connessione internet per un anno. 
Vengono organizzate conferenze e incontri, per adulti e bambini, corsi di danza, di coding, gruppi di lettura, momenti di confronto e di approfondimento con specialisti esperti delle materie più disparate.
È commovente vedere quante persone delle più diverse estrazioni sociali  contino sulla biblioteca per poter accedere ad una conoscenza equa e debbano al suo operato molto per quello che hanno imparato, in una città in cui il melting pot culturale e razziale ha ancora inevitabili risvolti sul piano sociale.
Sono rimasta profondamente colpita dal fatto che il personale della biblioteca ha perfettamente in mente l'importanza della propria professione e dell'impatto del proprio operato sul tessuto sociale.  Soprattutto, quello che ho visto, a livello di personale, è il confronto continuo, la collaborazione, la trasparenza nel modo di agire, l'idea che se le cose vanno bene e soprattutto funzionano è grazie alle capacità, alla collaborazione e alle intuizioni di molti. 
La generosità nel condividere conoscenze, idee e meriti di solito deriva dalla sicurezza del proprio posto nel mondo, personale e lavorativo. Una sicurezza che i bibliotecari della NYPL hanno in grande quantità e a buon diritto.

Credit photo: Wikipedia

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