Basta che legga! (Ovvero sul perchè i libri NON sono tutti uguali)

Foto credit: Workingham Libraries da Pixabay

Questa è una frase che nel mio lavoro di bibliotecaria sento ripetere, spesso e volentieri, da genitori (e talvolta insegnanti) portati al giustificazionismo estremo nei confronti dei ragazzi: "un libro vale l'altro, tanto basta che leggano!".
Lasciatemi dire, lasciatemelo dire forte: ogni volta che un genitore (o educatore, o insegnante, o anche collega bibliotecario) dice questo, io sento una fitta di dolore, dentro di me. 
Non è vero

Certamente, se una persona normalmente non legge neanche le istruzioni per caricare lavastoviglie, è logico che qualsiasi genere di lettura sarà da considerarsi puro nutrimento per una mente così poco alimentata. Ma quando abbiamo l'occasione di parlare di lettura e libri da far leggere ai  bambini e ai ragazzi, per indirizzare ed educare alle buone pratiche di lettura, rinunciare ad insegnare ai ragazzi a saper scegliere tra gli scrittori validi da quelli che sono semplici imbrattacarte (e ce ne sono, eccome) è, a mio modesto modo di vedere, un venir meno al nostro compito di educatori. Ciò non significa che dobbiamo denigrare la scelta fatta da un bambino che si ostina a leggere i soliti romanzetti scritti in serie che si assomigliano tutti. Assolutamente no. Ma potremo suggerire di affiancare a quella lettura anche un'altra, di argomento e natura affine, ma di qualità leggermente superiore. Avremo così contribuito ad alzare anche solo leggermente il livello.
Ripetiamolo, i libri non sono tutti uguali. E non è vero che va bene leggere qualsiasi cosa. Gli scaffali delle nostre librerie e delle biblioteche sono pieni di testi di ottima qualità: ben scritti, ben costruiti, stimolanti. Ma spesso e volentieri nel nostro lavoro di bibliotecari, insegnanti e educatori siamo abituati a puntare al ribasso.
Perchè?
Non si può negare che anche dal punto di vista scolastico, il livello si sia enormemente abbassato; gli insegnanti sono molto più indulgenti quando si tratta di errori sintattici e grammaticali, almeno fino a quando i bambini frequentano la scuola elementare e le medie inferiori. Poi però arrivano alla scuola superiore e lì, a seconda della scuola che sceglieranno, sono dolori.
Ricordo che quando ero alle scuole medie, la professoressa di italiano, il secondo e il terzo anno, ci fece leggere libri come Metello, Il Gattopardo, La ragazza di Bube. Il secondo soprattutto non fu una lettura facile per una ragazzina di 12 o 13 anni, per ovvie ragioni. E credo anche che molti dei miei compagni di classe dopo quella carrellata di classici, abbiano definitivamente posato i libri, senza mai riprenderne altri in mano.
Ora io credo a distanza di tanti anni che l'obiettivo della mia professoressa fosse semplicemente quello di alzare il livello. Probabilmente aveva fatto delle scelte bibliografiche audaci, ma bisogna ammettere che agli inizi degli anni 90 (quando io frequentavo la scuola media) la così detta narrativa per ragazzi stava solo iniziando ad affermarsi qui da noi in Italia: la collana Gli Istrici della casa editrice Salani è nata nel 1987, per esempio. Il battello a vapore, edizioni Piemme, invece è del 1992. Ancora l'offerta dei titoli era all'inizio, magari insufficiente. Tanti insegnanti non sapevano neanche di cosa si stesse parlando (molti non lo sanno neanche adesso, ahimè, e non solo per causa loro). Dunque, quando si trattava di libri da far leggere ai propri alunni nella fascia d'età 11-13, per esempio, o si ripiegava sui classici (Isola del tesoro, Piccole donne, Mago di Oz), oppure si doveva per forza virare verso titoli già considerati per adulti. Ma oggi non è più così. Non lo è da molti anni. Oggi si possono trovare titoli adatti e di qualità anche per ogni classe specifica, tanto si è allargata l'offerta. Esistono database e strumenti appositi per avere bibliografie ad hoc su ogni argomento si voglia affrontare, e con libri per tutti i palati. Esistono figure formate che prestano consulenze. Bibliotecari. Librai. Esperti di lettura.
Allora perchè non si compie quello sforzo, quel piccolo passetto in più che consentirebbe a tanti ragazzi di passare dal non essere lettori all'esserlo? Spesso è la mancanza di tempo di genitori e insegnanti, spesso è la riluttanza al cambiamento, che rema contro. Ma se da un piccolo gesto può scaturire qualcosa di grande, perchè in impegnarsi in quella direzione?

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