Attraversare i muri

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Ci sono libri che ci colpiscono non tanto per il loro valore letterario, ma piuttosto per le emozioni che suscitano in ognuno di noi e per ciò che, in qualche misura, ci insegnano. Per me questo è stato il caso dell'autobiografia di Marina Abramoivich, Attraversare i muri.



Amo molto le biografie e le autobiografie, ma mentre alle prime riconosco un valore storico e documentaristico, sono portata a considerare le seconde una sorta di versione romanzata della propria vita. Non metto in dubbio la buona fede dell'autore o dell'autrice, semplicemente credo che una versione personale e allo stesso tempo obiettiva della propria vita sia praticamente impossibile. Troppi sono i fattori personali coinvolti. E inoltre vi è un unico punto di vista: quello dell'autore che diventa in qualche modo anche personaggio.
Marina Abramovich è essa stessa per temperamento e attitudine una donna che sta diventando qualcosa più di un personaggio: Marina Abramovich è un'icona.

Figlia di due partigiani, cresciuta nella ex Jugoslavia comunista di Tito, ha trascorso un'infanzia molto difficile con una madre severissima e anaffettiva, un padre fedifrago e molto preso da se stesso. Fin da giovanissima si interessa subito all'arte e si laurea all'accademia di Belle Arti di Belgrado, ma capisce molto presto che non è l'arte figurativa ad interessarla. Anzi, la sua ricerca della definizione di arte, in qualche modo sta ancora andando avanti ampliandosi pian piano. Ma su ciò che l'arte NON deve essere, la Abramovich è sicura fin dall'inizio:
La Jugoslavia mi aveva stufato con il presupposto estetico che l'arte dovesse essere bella. Gli amici di famiglia possedevano quadri in tono con tappeti e mobili - ridurre l'arte a decorazione era per me una solenne stronzata. Nell'arte a me interessava il contenuto: ciò che significava la data opera.[...]Mi ero convinta che l'arte dovesse essere disturbante, dovesse porre domande, dovesse predire il futuro.
A 29 anni Marina lascia definitivamente la Jugoslavia per raggiungere quello che sarà uno dei due grandi amori della sua vita: Ulay . Inizierà così il famoso periodo di collaborazione artistica e personale dei due artisti, costellato da tantissimi viaggi, pochissimi soldi e una gran voglia di sperimentare e creare. La definizione di quello che i due vivono insieme, si avvicina molto all'idea di un figlio, quel figlio che Marina non ha mai voluto per dedicarsi completamente alla sua vita di artista a tutto tondo.
Avevo rinunciato a lavorare da sola in nome di un ideale che ritenevo superiore: fare arte insieme e creare quel terzo elemento che chiamavamo That Self - un'energia non avvelenata dall'ego, una fusione di maschile e femminile che per me era l'opera d'arte più alta.
Proseguendo nella lettura, si fa fatica a pensare che una sola persona possa aver vissuto tutte queste esperienze in un'unica esistenza. I viaggi per Marina non sono mai  vacanze o semplici spostamenti, ma vere e proprie immersioni nelle culture del posto: gli aborigeni, le popolazioni indigene del Brasile o delle Fiji. 
Le performance, lo studio, il lavoro: tutto quello che questa artista fa, lo porta avanti mettendoci tutta se stessa, non risparmiandosi in niente. 
Negli anni la filosofia della sua arte va sempre più affinandosi, costantemente affascinata all'energia in ogni sua forma: quella del corpo, quella della mente, quella del mondo.
Marina Abramovich è diventata famosa per il grande pubblico e fuori dalla nicchia artistica solo negli ultimi anni e sicuramente ha contribuito molto l'interesse dimostrato nei suoi confronti da celebrità del calibro di Lady Gaga e James Franco: la prima ha partecipato ad un workshop presso l'istituto creato dalla stessa artista, il secondo ha preso parte ad una delle performance più famose della Abramovich: The Artist is present.
Credo sia molto bello immergersi in qualcosa che non si conosce affatto e sentire che se ne è usciti estremamente più ricchi e completi. Direi che è ciò che è successo a me con la lettura di questo libro, che mi ha portato in un mondo, quello della performance art appunto, cui mi ero avvicinata solo recentemente visitandoThe Cleanerla straordinaria retrospettiva a lei dedicata allestita con grande maestria da Palazzo Strozzi l'inverno scorso,  

Chi volesse approfondire l'argomento può trovare informazioni qui:

MAI.

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