Usa Coast to Coast: cronaca di un viaggio


Si leggono libri per molti motivi. Per studio, per piacere, per curiosità. Si legge anche per arrivare in luoghi che al momento ci sono preclusi per motivi diversi (in questo caso, almeno per quanto mi riguarda, economici e logistici). Ecco svelato il motivo del mio ultimo acquisto in libreria: un genere che credo di non aver mai acquistato prima, la cronaca di viaggio. Ma non appena ho visto il libro sullo scaffale ne sono rimasta folgorata.
Sogno gli Stati Uniti da sempre. Fin da ragazzina. Ma non sogno l'America dei turisti, o meglio, non solo. Certo, vorrei visitare anche io New York, Los Angeles o il Gran Canyon, ma da sempre la mia preferenza va verso le mete meno turistiche e le rotte meno battute. Quella provincia americana tanto ben descritta da Sherwood Anderson, Kent Haruf, Don Robertson. Scrittori apparentemente e anagraficamente lontani, ma che sono accomunati dalla bravura nel tratteggiare la vita nelle sperdute e remote terre del Midwest statunitense. L'America a cui pensiamo sempre è quella delle grandi città o dei grandi parchi. Leggendo questo libro di Mauro Buffa, scrittore  e giornalista non nuovo a lunghi viaggi e traversate con treni e autobus da un capo all'altro dei continenti, si percepisce molto bene come l'America che vediamo nei film e leggiamo in quei libri sia molto vicina alla realtà. Un'America spesso totalmente autoreferenziata (quasi tutte le persone che Buffa incontrerà durante il suo viaggio saranno poco attratte dalla possibilità di sapere cose su di lui, ma saranno sempre pronti a parlare di loro stessi) e molto meno attenta di noi a quello che accade fuori dai propri confini. Noi tutti sappiamo molto dell'America ma quanto sanno gli americani di noi? Poco, a quello che si legge nel libro. Buffa sceglie di attraversare gli Stati Uniti servendosi dell'autobus. Ma non di un autobus qualsiasi: del Greyhound. Sono moltissimi i film in cui compare questa compagnia di trasporti quasi leggendaria e Buffa ha deciso di affrontare buona parte del suo viaggio con questo mezzo di trasporto, che gli consente di osservare il paesaggio che cambia, passare da posti che con l'aereo non avrebbe mai potuto vedere e conoscere persone che gli raccontano un' America diversa, un' America vera. Devo ammettere che talvolta la lettura di alcune parti mi ha lasciato come un senso di velata tristezza: certe realtà degradate, alcune periferie delle città dove imperversa la violenza, la descrizione di una nazione molto chiusa in se stessa e quasi sorda ai grandi problemi del pianeta (le descrizioni dei pranzi e delle cene di molte persone che compaiono nel libro, quasi tutte obese; oppure il resoconto di quanto poco sia preso in considerazione il problema del risparmio energetico, con luoghi in estate climatizzati al limite del gelo). Ma nonostante questo la curiosità di conoscere di più e meglio gli Stati Uniti non è venuta meno, anzi. Forse è aumentata.

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