Tracce.



Tra tutte le catastrofi che hanno costellato la nostra storia di esseri umani, ve ne sono alcune che hanno avuto un impatto più forte di altre. Penso per esempio all'affondamento del Titanic o alla centrale nucleare di Chernobyl per esempio e anche, ovviamente, all'11 settembre 2001. Certo,  le diverse epoche in cui questi eventi sono accaduti, hanno anche cambiato il modo in cui le notizie sono state recepite: dico un'ovvietà, ma l'affondamento del Titanic è accaduto in un momento in cui la tecnologia della comunicazione  non era quella del 2001. Quindi anche la risonanza di certi avvenimenti è stata differente. I tempi che ci hanno messo le notizie a raggiungere le persone. L'11 settembre lo abbiamo tutti vissuto in diretta, impotenti difronte all'impensabile.

Credo che in ciascuna di queste occasioni gli uomini si siano resi conto di essere davvero vulnerabili e in balia di ciò che il destino, la natura o altro avevano in serbo per loro. 
La gran parte di noi ricorda ogni singolo dettaglio di quella giornata di settembre. Io per esempio, ricordo esattamente come ero vestita e cosa stavo facendo. Ricordo la leggera indifferenza con cui raccolsi l'iniziale notizia del primo aereo sulla Torre Nord (ovviamente credevo ad un incidente) e lo sgomento che mi colse quando mi resi conto che non era affatto un incidente. Che le persone che di solito sapevano COSA fare, non avevano neanche loro la più pallida idea di quello che stava accadendo e di come affrontare tutto ciò. Che nessuno era minimamente preparato al crollo di entrambi i grattacieli poco più di un'ora dopo l'impatto. 

Insicurezza. Imponderabilità. Caso.

Raccontare gli avvenimenti di quel giorno a chi non c'era o a chi era troppo giovane per ricordare è, come sempre, compito non solo degli storici ma anche di chi l'ha vissuto più o meno attivamente. 
Questo è ciò che tenta di fare la scrittrice americana Wendy Mills nel suo romanzo Tracce, vincitore del premio Florida Book Award e destinato a un pubblico di giovani adulti. Le due protagoniste sono Alia e Jesse, la prima adolescente nel 2001 la seconda nel 2016. Entrambe in prima persona racconteranno in che modo l'11 settembre ha sconvolto le loro vite, Alia perchè si trovava nella Torre Nord quel giorno e Jesse perchè in quella tragedia ha perso suo fratello Travis e da allora la sua famiglia si è come paralizzata, non riuscendo a superarne il dramma. Non volendo neanche parlarne. Il padre di Jesse è sprofondato in un odio cieco e totale per tutti i musulmani, sua madre si è butatta a capofitto in mille attività. Suo fratello Hank se n'è andato di casa subito dopo la tragedia. Jesse cresce con l'impressione di essere totalmente ignorata. E lo è veramente, in qualche modo. La strada verso le cattive compagnie è di sicuro la via che sembra più facile.
Alia, invece, è una sedicenne di fede musulmana che non riesce a comunicare con i genitori a causa delle sue aspirazioni artistiche. Vuole diventare fumettista mentre i genitori vorrebbero vederla medico o avvocato. E Travis? Chi era questo Travis che Jesse non ha praticamente mai conosciuto e che è morto nell'attacco alle torri senza un reale motivo, perchè non si sarebbe neanche dovuto trovare lì quel giorno? 
Dal libro si capisce chiaramente quanto il silenzio e i segreti possano lentamente uccidere . Le cose non dette marciscono dentro di noi, sembra dire l'autrice, diventando sempre più insostenibili. 
Vi è poi il tema dell'odio contro l'Islam che dopo l'attentato si è scatenato contro un sacco di persone che avevano la sola colpa di essere di una religione ritenuta erroneamente, omicida. Davanti a eventi apocalittici come questo è facile cadere nell'isteria di massa e fare di tutta l'erba un fascio.
Infine vi è la domanda a cui nessuno può dare risposta. 
Perchè?
Perchè è accaduto?
Perchè qualcuno si è salvato e qualcun altro è morto?

"Altre persone si stanno buttando. Cerco di non guardare. Chiudo gli occhi ma continuo a vederle."

Davanti all'orrore cui il mondo ha assistito in diretta tutti noi avremmo voluto chiudere gli occhi per non vedere, ma non se ne poteva fare a meno.

Quel giorno di settembre il mondo si è reso conto che l'impossibile poteva diventare possibile. Che non vi era certezza di nulla. Per più di cinquant'anni il mondo aveva vissuto in mezzo a ciò che conosceva da sempre: il bene e il male, la ricchezza e la povertà, la pace e la guerra. Ma questo, bhe, questo andava oltre ogni immaginazione. Resta su tutto la domanda che Jesse si fa, arrivata sulla sommità di una montagna: 

"Mi chiedo come mai gli uomini scalino montagne e costruiscano torri che toccano il cielo. Forse perchè arrivare così in alto ci fa sentire più grandi? O perchè. al contrario, ci ricorda quanto siamo piccoli?"

Anche a questa domanda è difficile dare risposta.


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