I sensi della lettura


Solitamente si ritiene la lettura un qualcosa di passivo. Noi stiamo seduti su una poltrona, su una sedia, siamo a letto che leggiamo le avventure dei nostri personaggi preferiti e, apparentemente, tutto finisce lì. In realtà, ad un esame un poco più attento ci rendiamo conto che non è affatto così, perchè quando leggiamo e siamo veramente immersi nella storia, noi abbiamo paura, ci commuoviamo, possiamo percepire la stanchezza (anche se non la proviamo in prima persona) dei nostri eroi.

Succede esattamente la stessa cosa mentre guardiamo un film: tremiamo di paura di fronte a Jack Nicholson che spacca una porta con l'ascia, ci commuoviamo per la morte prematura di Jenny, la donna amata da Forrest Gump; soffriamo con Sylvester Stallone mentre si ricuce la ferita a sangue freddo nel film Rambo
Bene, se vi è capitato di leggere un racconto di Lovecraft, o avete letto della morte di Beth in Piccole donne , se vi è capitato tra le mani il corposo volume di Gregory David Roberts dal titolo Shantaram, dove il protagonista abita in uno slum indiano per un certo periodo, certamente avrete tremato di paura, vi sarete commossi fino alle lacrime o vi sarete allontanati per qualche minuto dalle pagine, leggermente disgustati dalla lettura di alcune esperienze di vita in una fogna a cielo a aperto.
Perché in effetti quando leggiamo noi viviamo quelle esperienze. Per quale ragione la lettura venga considerata un'attività che non richiede una collaborazione attiva da parte del soggetto, non è chiaro. Se ci imbattiamo nella descrizione di un banchetto e delle pietanze di cui è composto, ci è possibile sentire il sapore di quelle pietanze nella nostra bocca. 
Credo che in quest'ottica si possa asserire con certezza che la lettura, praticata con un certo approfondimento, ti cambia,

Leggere bene significa correre grossi rischi. Significa rendere vulnerabile la nostra identità, il nostro autocontrollo.[...] Chi ha letto la Metamorfosi di Kafka e riesce a guardarsi allo specchio senza indietreggiare è forse capace, tecnicamente parlando, di leggere i caratteri stampati, ma è analfabeta nell'unico senso che conti realmente.
(George Steiner, Linguaggio e silenzio)

Ecco, trovo che questo sia esattamente ciò che dovremmo fare. Cercare di leggere in maniera che ciò che leggiamo ci scavi e ci lavori dentro, nella stessa maniera in cui la lettura agisce sui nostri sensi esterni. Solo allora, dopo la lettura, non solo avremmo pianto, riso e tremato, ma usciremo da questa esperienza diversi. Migliori.

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